giovedì 12 settembre 2013

Loro


Vorresti credere di essere solo, ma loro ti guardano. Sono lì, in attesa, somigliano a neri corvi lucenti.
Stanno forse ridendo?
Ma certo, ridono. Li hai visti benissimo darsi di gomito, coprirsi la bocca per non fare rumore. Hai visto i loro sguardi meschini intrecciarsi e brillare di tetra complicità. È di te che ridono.
Da tempo ormai immemore affollano i tuoi giorni e le notti senza concederti tregua. Ti danno tormento e invano tu fingi di non curarti di loro.
Davanti a te c’è il foglio bianco, lo stesso che provi a riempire da sempre, senza riuscire. Le tue dita contratte giacciono immobili sul tavolo, bloccate, inservibli.
Eppure sai che ora è giunto il momento. Non puoi più sottrarti, non devi.
Chiudi gli occhi un secondo, li riapri, cominci.
Ma ecco che anche essi cominciano.
Le loro ombre si moltiplicano intorno a te e prendono a girare vorticosamente. Il fragore è insopportabile, riecheggiano nell’aria tonfi e schiamazzi. Urla strepitanti rimbombano sulle pareti.
Vorresti combattere, ma a malapena riesci a portare le mani alle orecchie per proteggere i timpani dallo strazio.
Hai appena osato sfidarli, ma vorresti tornare già indietro, scendere a patti. Maledici la sprezzante, vana impennata di orgoglio che solo un attimo prima ti ha colto.
E ti sorprendi persino a pregare – lo avresti mai detto? – affinché essi, stanchi di te, sfiancati, ti abbandonino un giorno in favore di un altro bersaglio meno tenace.
Ma credi davvero che ci sia limite alla loro ostinazione?
No. Non resta che avanzare loro una proposta, di tregua, o, addirittura, di amicizia. Se essi non conoscono la resa o la disfatta, ammetteranno di certo il compromesso, il mercimonio. Un’ammissione di inferiorità non potrà che deliziarli.
Ecco già che le loro voci si affievoliscono. Ti lasciano prendere fiato, hanno capito, ti accolgono.
Ti avvicini per offrire loro un pezzetto della tua anima, il primo, e attendi fiducioso la loro prossima mossa.

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