giovedì 12 settembre 2013

Prefica

Capita spesso che le parole si comportino in modo tracotante, vessatorio; state leggendo: le vostre palme sono distese a formare un comodo leggio e lo sguardo insegue incessantemente le righe fitte di inchiostro ripetendo lo stesso movimento: da sinistra a destra, metodicamente, meccanicamente. Ecco, meccanicamente: non ve n'eravate accorti, ma avete perso, già da qualche tempo, senza saperne il motivo, “il filo”, la giusta attenzione che esige una buona lettura.
Si potrebbe pensare semplicemente che vi siate un poco assopiti, ma la verità è che i vostri pensieri hanno cominciato ad addensarsi prima in un magma informe, poi si sono rarefatti a poco a poco e infine hanno abbandonato del tutto la vostra mente.
Mentre eravate prossimi a questo stato di grazia, la parola canaglia ha strisciato sotto le vostre pupille facendovi trasalire: prefica.
Siete certi dentro di voi che non vi sia nulla di strano in quella parola, ma ormai sciaguratamente ne avete già posto in rilievo due sillabe su tre - quelle finali ovviamente - e non potete più cedere alla tentazione di posarvi nuovamente lo sguardo.
Rileggendola vorreste rassicurarvi, ma ahimè non è facile divincolarvi dalla trappola in cui siete caduti. Il termine non vi suona certo nuovo, ne conoscete il significato, esso rimanda a cose da donne, ma non certo a quelle del sesso, dacché allude nient'altro che a tetre figure nerovestite arruolate al soldo del lutto; ne conoscete pure l'esatta pronuncia, eppure un impulso irrefrenabile vi porta a spostare l'accento appena un poco più avanti, sicché vi ritrovate vostro malgrado mentalmente a ripetere: prefìca, prefìca, e poi ancora, in un impercettibile sussurrio delle labbra: prefìca, prefìca.
E così è sorta dai profondi labirinti del vostro inconscio l'immagine di un' entità oscura, misteriosa al punto tale che vi verrebbe da chiedervi se non sia essa, la prefìca, la genitrice suprema di ogni cosa del mondo. Ma resterebbe da capire il motivo di tale ingombrante presenza nel mezzo di una mesta vicenda di piccolo paesino listato di lutto.
Ma in fondo non vi importa. No, non sapete proprio cosa farvene di una parola del genere. Che la sua ragion d'essere non sia proprio quella di farvi uscire dl torpore in cui eravate precipitati?
E infatti siete adesso nuovamente vigili. Vi guardate un attimo intorno, riaffondate di nuovo gli occhi nella pagina fitta d'inchiostro, pronti stavolta a non farvi sorprendere dalle proditorie insidie del lessico.

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