Non posso esserne sicuro al cento per cento, eppure ho il vago sentore che qualcuno di voi come me ha avuto modo di sperimentare un'agghiacciante verità intorno ai libri lasciati a metà - da ritenersi ancora più vera se si tratta dei cosiddetti “classici” - ossia che essi si vendicano in maniera poco onorevole, inoculandovi sensi di colpa.
Prendiamone uno di un autore fra tanti, André Gide: avete appena ricevuto in dono da una persona a voi cara un romanzo di questo scrittore che volevate leggere da tempo; uno di quei libri che vi ha sempre fatto gola sin dal titolo, I falsari, e di cui ne avete sempre sentito parlare come di un capolavoro: la più alta vetta artistica raggiunta non da un autore qualunque, ma André Gide, un genio vero vissuto in un epoca in assoluto tra le più prodighe di geni letterari.
Cominciate la vostra lettura, il testo vi appare avvincente sin dalle prime pagine, riconoscete subito lo stile raffinato ed elegante dell'autore, lo stesso che avete assaporato un anno prima, quando avete letto un altro suo capolavoro, I sotterranei del Vaticano; vi godete gli ammiccamenti metalinguistici, “il romanzo nel romanzo”, di cui amano parlare critici e studiosi, ammirate il periodare agile e leggero che si coniuga a meraviglia con l'inabissarsi nel profondo della psiche dei personaggi.
Non vi è ombra di dubbio: con questo libro aggiungerete una nuova scintillante tessera al mosaico della vostra “formazione culturale”, da collocare a fianco di altre più o meno luminose che avete raccolto faticosamente nel tempo e ricomposto in un vostro personale disegno.