martedì 19 novembre 2013

GDO (Racconto)


E' sabato pomeriggio e mi aggiro da più di un’ora tra i reparti di un mostruoso supermercato.

Le cose da comprare sono poche come sempre, ma le ho comunque riunite su un foglietto di carta a comporre una striminzita lista della spesa. La grafia è chiara, l’elenco è breve e completo, eppure questo non mi aiuta a individuare la posizione dei miei futuri acquisti.

giovedì 10 ottobre 2013

9,8 m/s² (Racconto)

E così mi ritrovo ancora quassù a non so quanti metri di altezza con questo fagotto dietro la schiena che mi opprime. Ma non è la fatica: il peso che preme appena lo sento, sono piume d’uccello, tappi di sughero, meringhe spumose e leggere; è questo sentirmi avvolto e legato, piuttosto, a rendermi appena nervoso. 
E da queste parti come al solito c'è poco da fare: si scende veloci, si cade, ci si accontenta della sfida passiva tesa dall'aria gelata che attraverso la tuta non riesce a passare. Il sole lassù, coperto da un velo di nubi, è un disco a malapena visibile di luce anodina che non brucia e non acceca. 
Guardo il paesaggio venirmi incontro. La massa indistinta del quadro iniziale è ormai diventata una cartolina dai contorni sempre più netti e tra non molto sfumerà nel primo piano di un punto imprecisato giù in basso che mi aspetta. 
Mi sorprendo a rivivere intatto il ricordo della prima volta: le gambe tremanti, le voci degli altri che mi infondevano coraggio e infine la spinta. Scoprii così che la terra non era altro che un'enorme calamita potentissima e ingorda di corpi. Rabbrividii quando capii che reclamava anche il mio, come se le fosse appartenuto da sempre. E da allora non ho mai smesso di chiedermi a che giovi questa specie di gioco, se sempre si torna coi piedi per terra, mammiferi identici a prima, insoddisfatti per essere stati per qualche minuto soltanto un uccello mancato, privo di ali, capace soltanto del volo in picchiata, di precipitare. 
Eppure quello che accade oggi dentro di me è un fatto così insolito che a stento riesco a descriverlo. Vedo dissolversi in me l’amara coscienza di essere solo un bolide di carne rinchiuso in una goffa livrea di tessuto sintetico, mal visto e tollerato dal cielo. 
Più mi avvicino al suolo più sento bruciare la smania di riuscire in un'impresa preclusa agli uomini. 
Mi fingo sospeso, inerte, immune alla forza gravità, e inizio a sognare; mi vedo imboccare una scia, penetrare il soffio leggero di una corrente ascensionale che mi faccia riprendere quota. 
La cifra che segna l’altimetro rimpicciolisce inesorabilmente e una voce dettata dalla ragione mi fa segno che è ora di smetterla di fantasticare, mi persuade che è tempo di sventolare nel cielo la vela del paracadute, come una bandiera ammainata in segno di resa. Ora un raggio di sole scampato alle nubi mi investe, la leva che sporge dal petto emette un bagliore accecante che sa d’ultimo avvertimento. 
Ma stavolta non sento di avere paura. Devo soltanto indovinare il luogo e l'istante preciso. 
Ecco: scorgo alcune sagome di alberi e il profilo distinto di una roccia che buca il manto immacolato della neve; vedo comparire minuscole alcune sparute figure di animali. Sento la terra chiamare col suo risucchio di spaventoso buco nero. 
Ci sono. Il luogo perfetto per apprendere il volo deve essere questo. 
Non seguirà alcuno schianto. 
Del resto non è forse quaggiù, a qualche decina di metri dal suolo, che l'aria e più densa d'uccelli?

Herman Winckler

lunedì 7 ottobre 2013

Calvo sotto la luce

Trascriviamo oggi un documento inedito, conservato presso il Fondo Scaccabarozzi dell'Archivio Multimediale della Cineteca della Svizzera Italiana (AMCSI). Si tratta di una bozza per un soggetto cinematografico a cui Scaccabarozzi lavorò durante l'estate del 2001. La pellicola, che avrebbe dovuto intitolarsi Calvo Sotto la Luce, non fu mai portata a termine a causa del dissesto finanziario che colpì inaspettatamente la casa di produzione Films de l'étoile, che aveva sostenuto il progetto dell'autore.
Il documento fa parte della collezione di manoscritti recentemente donata dalla duchessa Leila von Schlager, prima moglie del regista, al Fondo Scaccabarozzi.
 
Nella toilette di un locale notturno, ove si era recato per espletare le fisiologiche impellenze che il suo corpo reclamava, un uomo nel fiore degli anni scorge nello specchio che ha di fronte (sotto l'occhio impietoso delle luci al neon) i segni di un'incipiente calvizie.

martedì 24 settembre 2013

Pensiero #1 - Gestalt

Chissà mai se un giorno troverò qualcuno, magari un luminare della psicologia (ma va bene anche uno stronzo qualsiasi)  capace di spiegarmi la teoria della Gestalt senza partire dal solito esempio del cazzo, sempre lo stesso, quello dei  tre cerchi neri su sfondo bianco a cui manca uno spicchio e che sono disposti in modo tale che noi tutti quando li vediamo vediamo un triangolo.

Happolati Human Resources - Annuncio di lavoro #1


Per prossima apertura moschea nel centro di Varese, Happolati H.R. cerca un muezzin appartenente alle categorie protette.

La risorsa si occuperà di chiamare i fedeli alla preghiera per 5 a volte al giorno e si dedicherà saltuariamente alla cura e pulizia del minareto.

Il candidato ideale è di orientamento sunnita, ha un’età compresa tra i 18 e i 35 anni ed è dotato di voce stentorea. Ha inoltre maturato un’esperienza pregressa nel ruolo di almeno 2 anni e possiede una buona conoscenza dell’arabo coranico.

Si offre contratto a tempo determinato per tutto il mese di Ramadan con possibilità di proroga.

Inviare il curriculum a happolati80@gmail.com

domenica 22 settembre 2013

Orazione funebre in memoria di Fulvio Scaccabarozzi

Pubblichiamo qui in versione integrale il discorso tenuto dal prof. Michele Sigismondi in occasione del funerali del grande cineasta Fulvio Scaccabarozzi.
 
Signore e signori,
Siamo qui riuniti per rendere omaggio a un uomo eccezionale che ci ha purtroppo lasciati; ed è con gli occhi traboccanti di lacrime, le mani tremanti e il gelo nel cuore che mi accingo a prendere parola qui su questo pulpito per commemorarlo davanti a tutti voi, che a lui foste legati in vita da un profondo legame di affetto e che ora ve ne state in silenzio - il capo chino - a compiangerlo dignitosamente.
In un momento così triste vorrei solo abbandonarmi al mio dolore e trovare conforto al dolce ricordo del tempo insieme a lui trascorso, ma l’onere di cui mi trovo investito mi obbliga a tacere della mia personale nostalgia; dunque, dacché oggi sono chiamato a consegnare nelle mani della collettività il ricordo di un grande spirito del nostro tempo, non già all'uomo in carne e ossa, che tutti noi abbiamo conosciuto, innalzerò questa prece, ma all'artista imperscrutabile e alla grandezza della sua opera, che a onta della stessa morte farà sentire ancora a lungo la sua viva e scabrosa presenza.

lunedì 16 settembre 2013

Persecuzioni ad opera di libri

Non posso esserne sicuro al cento per cento, eppure ho il vago sentore che qualcuno di voi come me ha avuto modo di sperimentare un'agghiacciante verità intorno ai libri lasciati a metà - da ritenersi ancora più vera se si tratta dei cosiddetti “classici” - ossia che essi si vendicano in maniera poco onorevole, inoculandovi sensi di colpa.
Prendiamone uno di un autore fra tanti, André Gide: avete appena ricevuto in dono da una persona a voi cara un romanzo di questo scrittore che volevate leggere da tempo; uno di quei libri che vi ha sempre fatto gola sin dal titolo, I falsari, e di cui ne avete sempre sentito parlare come di un capolavoro: la più alta vetta artistica raggiunta non da un autore qualunque, ma André Gide, un genio vero vissuto in un epoca in assoluto tra le più prodighe di geni letterari.
Cominciate la vostra lettura, il testo vi appare avvincente sin dalle prime pagine, riconoscete subito lo stile raffinato ed elegante dell'autore, lo stesso che avete assaporato un anno prima, quando avete letto un altro suo capolavoro, I sotterranei del Vaticano; vi godete gli ammiccamenti metalinguistici, “il romanzo nel romanzo”, di cui amano parlare critici e studiosi, ammirate il periodare agile e leggero che si coniuga a meraviglia con l'inabissarsi nel profondo della psiche dei personaggi.
Non vi è ombra di dubbio: con questo libro aggiungerete una nuova scintillante tessera al mosaico della vostra “formazione culturale”, da collocare a fianco di altre più o meno luminose che avete raccolto faticosamente nel tempo e ricomposto in un vostro personale disegno.

giovedì 12 settembre 2013

Loro


Vorresti credere di essere solo, ma loro ti guardano. Sono lì, in attesa, somigliano a neri corvi lucenti.
Stanno forse ridendo?
Ma certo, ridono. Li hai visti benissimo darsi di gomito, coprirsi la bocca per non fare rumore. Hai visto i loro sguardi meschini intrecciarsi e brillare di tetra complicità. È di te che ridono.
Da tempo ormai immemore affollano i tuoi giorni e le notti senza concederti tregua. Ti danno tormento e invano tu fingi di non curarti di loro.
Davanti a te c’è il foglio bianco, lo stesso che provi a riempire da sempre, senza riuscire. Le tue dita contratte giacciono immobili sul tavolo, bloccate, inservibli.

Prefica

Capita spesso che le parole si comportino in modo tracotante, vessatorio; state leggendo: le vostre palme sono distese a formare un comodo leggio e lo sguardo insegue incessantemente le righe fitte di inchiostro ripetendo lo stesso movimento: da sinistra a destra, metodicamente, meccanicamente. Ecco, meccanicamente: non ve n'eravate accorti, ma avete perso, già da qualche tempo, senza saperne il motivo, “il filo”, la giusta attenzione che esige una buona lettura.